La Comunità Internazionale “Sono Bambina, Non Una Sposa”, quale Advocacy della Associazione Mete Onlus, rivolge un pubblico appello al Presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir, al Presidente del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (Ginevra) ed alla Diplomazia italiana per chiedere la grazia e la liberazione di Noura.
Noura Hussein aveva 13 anni quando è stata data in sposa a un suo cugino che aveva il doppio dei suoi anni. Per difendersi dall’ennesima violenza l’ha accoltellato. E’ stata condannata alla pena di morte ed è detenuta in catene nella prigione femminile di Omdurman.
In Sudan è l’aberrante articolo 91 dell’aberrante Legge sulla famiglia a prescrivere che «la moglie non può rifiutarsi di avere rapporti sessuali se il marito ha pagato la giusta dote». Un sistema che sfrutta la carta religiosa per tenere soggiogate le donne. Nel caso di Noura, il marito le viene imposto con la forza a 16 anni, nella persona di un secondo cugino benestante. Lei che vuole studiare e diventare insegnante scappa prima che la cerimonia sia completata. Si rifugia da una zia nella regione di Sennar. Nel 2017 il padre le manda a dire che può tornare a casa, che il matrimonio è cosa morta. Noura l’ha raccontata al processo, dove più volte è stata colta da malore, la trappola che l’aspettava.
Arrivando a casa, scopre che il giorno del suo ritorno è il giorno delle nozze. La portano in un appartamento per la luna di miele. Lei ancora si oppone. Per quattro lunghi giorni. Il quinto, la famiglia passa all’azione: quattro uomini tra cui un fratello, un vicino, un cugino del marito, immobilizzano la giovane nella stanza da letto, dove lui finalmente può violentarla. Il giorno dopo ci riprova di nuovo, senza l’aiuto del gruppo, credendo che lei abbia capito la lezione. Questa volta Noura ha le mani libere. Sotto choc per la violenza subita, reagisce al nuovo tentativo. E accoltella il marito.
“Sono Bambina, Non Una Sposa” vuole contribuire ad una opera di sensibilizzazione, diffusione della conoscenza, ed attuazione buone pratiche nei confronti di quella umanità offesa dalla convinzione che il legame sentimentale debba essere vincolato ad una costrizione.
Molto spesso il matrimonio forzato è il pretesto per relegare il genere femminile ad un ruolo di schiava sessuale, sin dalla giovane età.