Da più di quarant’anni la comunità internazionale assiste ad una continua violazione dei diritti umani in cui i soggetti più fragili sono i primi ad essere colpiti.
Parliamo dei Campi di Tindouf (Algeria) dove la popolazione a causa di ambizioni politico-espansionistiche nonché economiche del Fronte Polisario, vive in condizioni gravi e disagiate.
Proviamo a chiudere gli occhi ed a immaginare il deserto, un clima arido, con temperature altissime in estate, e rigide in inverno, e pensiamo alle tende poggiate su un terreno non cementato, che con piogge intense si trasforma in fango. Oppure a case arrabattate negli anni con materiali come argilla e di riciclo che diventano forni o congelatori a seconda del clima.
Una luce diffusa da batterie e generatori che qualsiasi cambiamento climatico ne determina la riduzione, o la scomparsa, e l’acqua sempre insufficiente al fabbisogno reale della popolazione.
Qui vivono donne, bambini, adolescenti, disabili, anziani, uomini di cui abbiamo solo numeri approssimati utili soprattutto a ricevere aiuti umanitari, di cui purtroppo a causa di un dirottamento denunciato, ne arrivano ben pochi e diventano frutto di guadagno dei truffaldini finendo sui mercati in vendita ed a riempire le tasche di chi non ne ha bisogno.
In questo angolo del mondo, un numero non esatto di persone conduce una vita in condizioni impossibili in cui anche i diritti di base sono alienati ed il mondo assiste.
Il primo diritto negato senza dubbio è quello dell’esistenza. Ad ogni individuo, senza un censimento che ne determina la sua nascita, il suo percorso di vita viene negato, così come la morte. Nessun bisogno, aspirazioni individuali, nessun sogno.
La mancanza di un censimento purtroppo è un gravissimo punto nero per noi attivisti dei diritti umani, perché senza di esso siamo in assenza di un “termometro” per la misurazione della qualità della vita di un individuo e delle sue condizioni, ma soprattutto della sua protezione.
Come sappiamo dell’esistenza di matrimoni precoci e forzati e della condizione della donna?
Quante le morti infantili? Come conosciamo casi di violenza? E di disabilità?
Il tutto acuito da una mancanza di diritto di espressione, mediata da forme propagandistiche frutto di azioni di indottrinamento, quindi trattasi di una comunicazione non autentica.
Come possono chiederci aiuto le donne ed i bambini se subiscono violenza? Le notizie che a volte riescono a fuoriuscire ci raccontano del dramma della situazione femminile nei campi. Sappiamo di donne che subisco violenza e vengono identificate solo come strumento di procreazione e implementazione del numero dei “futuri oppositori”.
Ed i giovani? Quale futuro hanno?
Purtroppo a loro è riservato solo un incarico, quello di essere promotori della causa politica e di fare propaganda.
Per non parlare del diritto di circolazione che è negato e nonostante possa apparire smentito da giovani che viaggiano, in verità si scopre che ad essi è permesso solo per la funzione di propagandisti della causa.
Della causa di chi? La loro? Purtroppo no. La causa di chi sta guadagnando sulla loro vita e sulla vita di quelle persone che vorrebbero solamente vivere in condizioni dignitose come prevede la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Ci auguriamo che finti idealismi internazionali facili da propinare quando si vive in condizioni di adeguatezza e di democrazia cessino e finalmente la comunità internazionale e tutte le istituzioni adibite prendano in carico definitivamente la questione.