Buongiorno a Voi, Signori e Signore presenti, a Voi attivisti, Rappresentanti di Paesi e chi è in ascolto.
Sono Giorgia Butera, italiana, sociologa della comunicazione e presiedo Mete Onlus, una Organizzazione impegnata nell’alto tema dei diritti umani internazionali, iscritta dal 2015 all’Unar presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Ufficio Nazionale che si occupa di intervenire nelle discriminazioni razziali.
Il mio intervento focalizza la drammaticità dei respingimenti che avvengono in Algeria verso il Niger ed il Mali, migliaia di persone rimangono bloccate nel deserto del Sahel. Lo Stato africano, attraverso la sua posizione facilita la transizione migratoria, in particolare di sub-sahariani, che arrivano lì dopo un cammino di migliaia di chilometri fatti a piedi. Diverse le difficoltà che incontrano: immense zone desertiche, temperature estreme e forti escursioni termiche. Poi, c’è la rete dei passeurs, “i contrabbandieri di vite, che si sono moltiplicati come l’aumento dei controlli alle frontiere.
Ogni mese, in media, vengono espulse dall’Algeria e dalla Libia 2000 persone, alcune con ferite gravi, sopravvissute a stupri, e con forti traumi, che possono anche non essere guaribili nel corso della vita. Al momento dell’espulsione, le persone vengono abbandonate in mezzo al deserto al confine tra Algeria e Niger, in un luogo chiamato “Punto Zero”, a 15 km dalla città di Assamaka.
Ciò che accade è inaccettabile, lede le Convenzioni Internazionali. Lo Stato algerino respinge un gran numero di migranti e rifugiati, violandone sistematicamente i diritti umani.
Manifestiamo preoccupazione da un punto di vista fisico, psicologico, sociale e di dignità umana.
E’ nostro dovere denunciare questa tragedia umanitaria.
Pensiamo agli abusi fisici e psicologici ai quali sono sottoposte, ancor di più, le donne. Al rischio concreto che corrono i bambini, quanti di loro vengono assoldati, una soluzione che se da una parte gli garantisce la vita, dall’altro li priva dell’esistenza. Sono bambini, non soldati.
Di donne e bambini, spesso, se ne perde traccia.
Le bambine perdono il diritto all’istruzione, citiamo la nostra Campagna: “Una Bambina istruita, sarà una Donna Libera”, per far comprendere come tutto questo si riflette sul futuro della Comunità Internazionale.
Inoltre, la preoccupazione ed il sospetto che diventino vittime di unioni forzate.
Io per 4 anni sono intervenuta in occasione degli sbarchi lungo le coste siciliane, occupandomi di donne e bambini, ho accolto ed ascoltato storie di violazioni ed abusi, di ciò che accade, di vulnerabilità sfregiate.
Ho accolto donne inglobate nella schiavitù procreativa, crimine utile alle adozioni illegali internazionali.
Non possiamo, e non dobbiamo, restare indifferenti.
La grande attenzione è rivolta al Mediterraneo, pare che la rotta migratoria sia unicamente quella. Sì, Mediterraneo, ma chiediamo attenzione ed interventi urgenti per ciò che accade in Algeria.
Grazie a tutti Voi per l’attenzione.